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Spazi inadeguati, seconda parte

Per la Rubrica Inadeguat3, questo articolo fa parte di una storia che si dipanerà in tre puntate, in questa forma ibrida tra blog post e gaming che ho deciso di chiamare: “blogame”. Questa è la seconda puntata, se non hai letto la prima, la puoi recuperare qui per poter giocare e leggere con me.

Alcune regole per la lettura: troverai delle tendine con due o più opzioni tra cui scegliere. Seleziona quella che preferisci, senza alcun tipo di vincolo. Aprine però UNA SOLA alla volta. Se poi vorrai, dopo la prima lettura, potrai rifare il percorso scegliendo quelle che hai scartato o altre combinazioni.


Ci siamo lasciatu che eri appena uscitə dal bagno, hai raggiunto il salone centrale e finalmente riprendi a respirare dopo un’esperienza poco piacevole. Devi andare a comprare una maglietta, però forse prima potresti prenderti un caffè veloce, dando un’occhiata in direzione del bar vedi che al momento non c’è ressa, per cui… ma sì, perché no?

Una pausa caffè

Raggiungi il bancone a cui ti appoggi cercando di attirare l’attenzione di una dell3 barist3 che sono in servizio. C’è una persona di circa cinquant’anni, con i capelli biondi e messi in piega che le arrivano alle spalle con morbide onde, una camicetta bianca, e un grembiule nero con ricamato il logo del bar: “Kaffelatte” (ndr, nome di fantasia). Sorridi mentre pensi che il nome è proprio pessimo, e speri che il caffè sia migliore del brand.
La barista ti nota e dopo aver salutato unə cliente si avvicina con un mezzo sorriso.

Opzione A, persona trans* Assigned Female At Birth – entrambe le opzioni sono compatibili per persone non binary /genderfluid /agender

“Buongiorno signora, cosa le preparo?”
Sospiri. Ci sei abituatu, comunque pensi che non è possibile che l’unico modo per farsi dare del maschile sia avere dei baffi alla Poirot. 
“Salve, mi fa un caffè macchiato per cortesia?” – Istintivamente chiudi le spalle portandole in avanti, cercando di minimizzare quello che hai sul torace, ingobbendoti un po’. 
Lə signorə quando sente la tua voce, che nei mesi è divenuta sempre più baritonale, ha un momento di sorpresa e vedi che è palesemente confusə. Non perde però la sua professionalità, replicando:
“Caldo o freddo?”

Nel mentre si è avvicinatə l’altrə barista, decisamente più giovane; avrà tra i venti e i trent’anni, capelli cortissimi neri e un aspetto androgino, indossa una maglietta sportiva un po’ ampia, il grembiule corto legato due volte attorno alla vita e un paio di jeans a sigaretta. Si inserisce nella conversazione: 
“Glielo preparo io al signore, Carla, che c’è un fornitore che ti cerca.”
Carla guarda interrogativa lə colleghə, ma annuisce e si allontana.

Tu hai un moto di euforia quando ti appella al maschile. Sorridi grato alla persona che ti sta servendo e quando ti porge il caffè – caldo – lə ringrazi. Noti il braccialetto del Pride al suo polso destro, e di nuovo la tua bocca si trasforma in un sorriso, tra voi due passa un cenno d’intesa. Paghi, lasci una piccola mancia e ti allontani in direzione dell’outlet.

Ozione B, persona trans* Assigned Male At Birth – entrambe le opzioni sono compatibili per persone non binary /genderfluid /agender

“Buongiorno signora, cosa le preparo?”
Sospiri, forse è la volta buona che non verrai misgenderatə. 
“Salve, mi fa un ginseng per favore?” – lo dici con il timbro più alto che ti riesce, ma alle tue orecchie sembra sempre troppo basso. Lə signorə quando sente la tua voce, ha un momento di sorpresa e vedi che è palesemente confusa. Ti squadra, come se ti stesse facendo una radiografia – per fortuna c’è il bancone di mezzo – e la vedi quando si sofferma sul pomo d’adamo. Maledizione
“In tazza grande o piccola, signore?” – ci si è proprio soffermata su quell’ultima parola, e vedi che la sua espressione è cambiata ed è più dura. Alla faccia della professionalità. 
Replichi istintivamente, la bocca si apre prima che tu possa anche solo pensare di fare diversamente. Fai un sorriso che assomiglia più ad una smorfia.
Signora. – sottolinei – E comunque in tazza grande, grazie.”

Nel mentre si è avvicinatə l’altrə barista, decisamente più giovane; avrà tra i venti e i trent’anni, capelli cortissimi neri e un aspetto androgino, indossa una maglietta sportiva un po’ ampia, il grembiule corto legato due volte attorno alla vita e un paio di jeans a sigaretta. Si inserisce nella conversazione: 
“Glielo preparo io alla signora, Carla, vai pure che c’è un fornitore che ti cerca”
Carla sbuffa, appoggia lo straccio che aveva con sé, annuisce e si allontana. 

Tu hai un moto di euforia quando ti chiama al femminile. Sorridi grata alla persona che ti sta servendo e quando ti porge il caffè lə ringrazi. Noti il braccialetto del Pride al suo polso destro, e di nuovo la tua bocca si trasforma in un sorriso, tra voi due passa un cenno d’intesa. Paghi, lasci una piccola mancia e ti allontani in direzione dell’outlet. 

Adesso è giunto il momento di affrontare il negozio di abbigliamento, già a te girano le scatole ogni volta che ci devi andare perché i reparti sono divisi per genere; passi la necessità di dividere i jeans da quelli a vita alta o bassa, diversi per fisicità, ma perché da una parte è pieno di colori, tacchi e paillettes e dall’altra è il regno della sobrietà, dei mocassini e dei colori neutri? 


Camerini, un annoso problema

Ti fai un giro nel negozio, con commessə che ti offrono la loro disponibilità per darti dei consigli, ma tu cortesemente rifiuti. Troppe spiegazioni da dare, e sei già esaustə. 

Trovi un paio di capi che ti piacciono, e procedi a passo spedito verso i camerini del reparto che ti danno meno disforia.

Opzione A, persona trans* Assigned Female At Birth – entrambe le opzioni sono compatibili per persone non binary /genderfluid /agender

In fondo al negozio, proprio dal lato opposto dell’ingresso, ci sono una fila di camerini che sono una serie di vestiboli che si chiudono con una tenda. Guardi quante sono chiuse o aperte e scegli quello più isolato, ma soprattutto che non abbia nessun ospite accanto. 
Hai solo un paio di magliette da provare, ma con il binder sarà doppiamente più difficile perché ti limita i movimenti e devi porre attenzione, perché hai indossato quello corto sopra l’ombelico, e tende a spostarsi verso l’alto.  Infatti, appena togli la maglietta che hai addosso, la prima cosa che devi fare è prendere il binder per il lembo inferiore, e con energia tirarlo verso il basso.

[Trigger warning: seno.  Se ti dà fastidio, salta le prossime due righe]
In secondo luogo, devi sistemare il seno sotto il binder, di modo che la compressione sia uniforme, non ti schiacci troppo la bocca dello stomaco e tu non ti faccia male, altrimenti potresti stare due giorni col dolore. Sospiri, tutto fatto. Adesso puoi provarti le magliette.

“Vuole uscire per vedere farmi vedere come le sta?” – è la voce di unə commessə.
Trasalisci, sta dicendo a te? Eppure avevi detto di non volere l’aiuto di nessunu. Non sai con chi sta parlando, per cui prima di rispondere metti fuori la testa dalla tenda. E’ proprio a te che si sta rivolgendo. Deglutisci, ma la voce ti viene fuori più acuta del previsto.
“No, grazie, faccio da solo” – forse lo hai detto in un modo un po’ brusco, e velocemente ti rifugi dentro il camerino, sperando che se ne vada senza dire nulla. 
Conti fino a che non senti che i passi si allontanano. Vabeh, prendi la maglietta che stavi provando, è abbastanza larga per i tuoi gusti, vai verso la cassa quasi correndo. Non c’è nessuno, appoggi il capo, paghi e con la tua borsetta di carta esci dall’outlet sollevato. Anche questa è fatta.

Ozione B, persona trans* Assigned Male At Birth – entrambe le opzioni sono compatibili per persone non binary /genderfluid /agender

Nel lato a destra del negozio c’è il reparto femminile, e a quello opposto, ovviamente il maschile. Sei andatə nella sezione donne perché volevi prendere una camicetta per lavoro, ne hai trovate un paio che ti piacciono e pensi potrebbero aiutarti a evidenziare certe parti del tuo fisico, piuttosto che altre. 
Ci sono quattro camerini di prova in tutto, che si chiudono con delle tende a scorrimento: non il massimo per la privacy. Vedi che al momento sono vuoti, per  cui scegli quello esterno a sinistra e ti appresti ad entrare. Ma mentre stai per aprire la tenda, una voce giunge dalla tua destra.

“Scusi, ma che fa? Non può usare quei camerini, deve andare in quelli degli uomini!”

È la voce di unə commessə.
Trasalisci, senti che il volto prima avvampa e poi tutto il colore svanisce, ti senti come svenire. No, non di nuovo…
Eppure avevi letto che questo outlet era inclusivo. Vedi lə commessə avvicinarsi a te con grandi falcate, ma non ti muovi di un centimetro. Non hai intenzione di tollerare questo schifo anche oggi.
“Scusi, stava dicendo a me?” – il tuo tono è tagliente, ma d’altronde, l’attitudine di chi ti ha apostrofato non era gentile.
“Sì, proprio a te, non puoi usare questi camerini, sono per le donne” – lo dice con un sibilo, passando dal “lei” al “tu”, e mentre lo fa, ti guardi velocemente attorno. Non c’è nessuno e non ci sono altre persone dipendenti del negozio. Tremi per la rabbia, ma cerchi in tutti i modi di restare calma e lucida.
“Benissimo, allora penso proprio che li userò, sono una donna e siete un negozio dichiarato inclusivo. Se preferisce andiamo a parlare con lə suə responsabile…” – e con una mossa che ormai hai imparato molto bene, prendi dalla borsa lo smartphone.
Noti che adesso è ləi a sbiancare. Biascica qualcosa che somiglia a un “ok allora fai come ti pare” e si allontana.

Trattieni il respiro fino a che non svanisce dalla tua vista; attendi un minuto impalatə di fronte al camerino, ma sembra tutto tranquillo. Entri, provi le due camicette, ti piacciono entrambe quindi le prendi e ti dirigi alla cassa con calma. Sei ancora scossa dall’accaduto, ma quando arrivi lə commessə di prima non si vede, e c’è una persona sorridente che ti fa il conto, ti dà la tua borsetta di carta ed infine puoi uscire dall’outlet sollevata. Più tardi manderai una mail di reclamo all’azienda, evidentemente c’è bisogno di fare formazione all3 dipendenti, almeno a qualcunə.


La storia proseguirà il 15 gennaio, se questo argomento ti ha incuriosito, vorresti altri approfondimenti, hai dubbi o domande, scrivimi! Alla mail jorytelling@gmail.com, al caro vecchio instagram @jorytelling, oppure in anonimo qui https://ngl.link/jorytelling2

A presto

Jonathan

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