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Spazi Inadeguati, prima parte

Per la Rubrica Inadeguat3, questo articolo fa parte di una storia che si dipanerà in tre puntate, in questa forma ibrida tra blog post e gaming che ho deciso di chiamare: “blogame”

Su ngl.link/jorytelling2, a novembre 2023, mi fu chiesto: “Non ci avevo mai pensa­to prima, ma con i bagni pubblici, come fai?” Al tempo risposi in maniera sintetica, oggi invece mi prendo del tempo per approfondire il tema degli spazi inadeguati per le persone trans*.

Un po’ di contesto: il binarismo di genere

Cosa significa binarismo di genere? È dividere il mondo in due e soltanto due generi: femmina e maschio. F e M. 
Una concezione talmente radicata nella cultura occidentale che anche tra le persone trans* si usa ancora l’acronimo “Ftm”/ “Mtf”, ovvero Female to Male / Male to Female. Per il solito discorso dei camion che vanno dal punto A al punto B con cui ti ho già rotto tutte le scatole natalizie dei prossimi cento anni, sai che non mi trova d’accordo. E se hai perso quello sproloquio, puoi trovarlo qui

Perché ho detto “cultura occidentale”?

Eh, perché invece in tante altre il concetto dei generi era già molto ampio in tempi remoti. https://www.gay.it/10-culture-non-binary in questo articolo, gay.it elenca dieci società in cui i generi sono più di due… la storia più conosciuta è forse quella dei “two spirits” nella cultura delle persone native americane. Ma troviamo Indonesia, Hawaii, Messico, e molto altro ancora.


Inizia la storia

Faremo insieme un tour virtuale in un centro commerciale, ti porterò in una  serie di luoghi che conosci da una vita e, forse, hai guardato sempre nello stesso modo. 
Non preoccuparti  se percepirai una sensazione di disagio, anzi, tienila stretta, perché nella vita serve per combattere l’indifferenza dilagante.

Alcune regole per la lettura: troverai delle tendine con due o più opzioni tra cui scegliere. Seleziona quella che preferisci, senza alcun tipo di vincolo. Aprine però UNA SOLA alla volta. Se poi vorrai, dopo la prima lettura, potrai rifare il percorso scegliendo quelle che hai scartato o altre combinazioni. 

Partiamo.

È una bella giornata di sole primaverile e dopo aver lasciato la tua auto nell’ampio parcheggio, entri nel centro commerciale: atrio spazioso, di forma circolare con le scale mobili al centro che si srotolano verso l’alto e portano le persone al secondo piano. Alzi lo sguardo, ci sono dei balconi con ringhiera che circumnavigano l’intero perimetro del piano superiore, permettendo a chi sta sopra di guardare giù, senza problemi. 

I muri sono costellati dalle varie attività commerciali: qua al piano terra c’è il bar, proprio a fianco delle scale mobili; il ristorante giapponese, sulla destra, occupa la prima sezione del cerchio; a fianco un negozio di bigiotteria, seguito da una tabaccheria. 
Man mano che i tuoi occhi si spostano in senso antiorario, vedi la palestra, un negozio di abbigliamento outlet famoso. Con una contorsione nelle parti basse, senti la necessità di fare visita al luogo di cortesia. Lo vedi in fondo a sinistra e, di buona lena, ti ci incammini.

Un’unica porta di vetro si apre su di un lungo corridoio di piastrelle di gres color ardesia,  illuminato da alcune luci bianche, con due porte sulla destra, spalancate come caverne. Sopra ciascun ingresso vedi le icone di uman3 stilizzati; uno è a forma di bastoncino, l’altro ha un triangolo equilatero nella parte inferiore. Guardando  i due locali noti alcune differen­ze: una serie di ceramiche bianche addossate al muro (no, non i lavandini) e la diversa quantità di persone al proprio interno. Il bagno degli uomini è vuoto, invece il secondo è piuttosto affollato da un gruppetto di donne che vociano.
Mentre ti sposti tra i due bagni con indecisione, incroci uno specchio posto sulla parete del corridoio, quel mostro mi­tologico che stai evitando con cura, almeno per certe parti del tuo corpo.
Il riflesso ti coglie impreparatə, e sei costrettə a guardarti, almeno per qualche secondo:

[Ecco la tua prima decisione da prendere, chi sei? Apri la tendina che preferisci, ma ricorda, soltanto una!]

Opzione A, persona trans* Assigned Female At Birth – entrambe le opzioni sono compatibili per persone non binary /genderfluid /agender

Ti sei dimenticatə di ispessire le sopracciglia con la matita questa mattina, perché eri di corsa, e quindi son troppo fini rispetto al tuo desiderata, in più non hai rasato la “barba”. Hai indossato il binder per comprimere il seno ma… fa caldo e nonostante la maglietta molto larga, non hai la tua fidata felpa a proteggerti, quindi il seno non è mascherato quanto vorresti. 

Opzione B, persona trans* Assigned Male At Birth – entrambe le opzioni sono compatibili per persone non binary /genderfluid /agender

Hai rasato la barba questa mattina e applicato il solito fondotinta “cover up” oltre a un buon contouring, ma secondo te quell’ombra grigia che non sopporti è comunque evidente. Hai un vestito lungo morbido, un paio di leggins leggeri, delle sneakers basse,  trucco e smalto. Non hai trovato nulla in casa per coprirti la gola e ti sei sentitə  osservatə  fin da quando hai messo piede nel centro commerciale.


Due possibilità: entri nel bagno deputato agli uomini, sperando di non trovare nessunə dato che al momento è vuoto, o in quello deputato alle donne, ben consapevole delle occhiate che ti verranno rivolte?

Opzione 1: Bagno deputato alle donne (sia per persone AFAB che AMAB)

Hai deciso di inforcare l’ingresso del bagno femminile, oggi però è sabato e c’è un po’ di gente che fa la fila. Le porte sono sei in tutto, una è dedicata alle persone con disabilità. Guardi quella porta con desiderio: quell’opzione ti porta meno stress, ma c’è troppa gente e potresti togliere l’uso a una persona che ne ha davvero bisogno. Ti tocca aspettare. 

In fila c’è un bambino piccolo , con la sorellina e la mamma. Quando è il loro turno la madre li fa entrare insieme e tu sollevi un sopracciglio, occhieggiando intorno. Nessunə li sta degnando in alcun modo, e quando il bimbo esce chiede alla madre: “Perché io posso usare il bagno delle donne?”
La mamma, tra il seccato e lo spazientito, gli risponde con il tono di chi sta dicendo un’ovvietà: “Perché sei piccolo e tu puoi”.
Quella frase ti colpisce come un pugno allo stomaco, provi a non pensarci, ma il tarlo ormai si è insinuato… il bambino piccolo non è considerato un pericolo, per cui può soprassedere i confini decretati dalla sicurezza e decenza, per valicare un luogo altrimenti proibito. Potrà fino agli otto anni, al massimo, e poi dovrà andare in quello degli uomini, senza se e senza ma.

Tu intanto hai ancora tre persone prima di te, e come in tutti i bagni delle donne, lo spazio è piccolo; ci sono due lavandini contrapposti e le porte sono speculari sui due lati. Ti sembra di essere all’interno di una trappola mortale, se azzardi a guardare le persone, immediatamente vedi che distolgono lo sguardo. Eh sì, devi essere proprio interessante: cosa sei, donna o uomo?
Fai ciò che hai imparato a fare benissimo: guardare un punto fisso sul muro e ignorare gli sguardi altrui. Finché, finalmente, è il tuo turno: usi la toilette con la stessa velocità di Usain Bolt e poi ti lavi le mani, uscendo da quel luogo di terrore per tornare finalmente a respirare.

Opzione 2: Bagno deputato agli uomini (sia per persone AFAB che AMAB)

Hai scelto di entrare nel bagno maschile in maniera guardinga, cercando di ignorare il disagio e la disforia che ti premono insistentemente alla bocca dello stomaco. Vedi i lavandini posti alla sinistra dell’ingresso, in fondo le ceramiche addossate al muro piastrellato e prima di queste, sui lati, quattro porte, affacciate le une di fronte alle altre.

La toilette è completamente vuota, e un sospiro di sollievo esce dalla bocca senza che tu nemmeno te ne accorga; ignori i pitali per scegliere la soluzione che ti dà la maggior privacy possibile. Entri quindi nel bagno riservato alle persone con disabilità, sperando di non creare un problema proprio adesso. Nel momento in cui ti chiudi la porta alle spalle, senti un rumore di passi pesanti echeggiare nel locale. Imprechi mentalmente, alzando gli occhi al cielo. Ma che sfortuna è questa? Vabbè, poco male,  aspetterai che la persona che è entrata adesso, esca prima di te. Passano un paio di minuti che ti sembrano interminabili, e sfrutti per lavarti le mani…  quando ti sembra che l’ospite sgradito se ne sia andato, sollevat* ti accingi ad aprire furtivamente la porta. In quel preciso istante entrano due persone: padre e figlio.

Ce li hai di fronte, non c’è modo di evitarli a meno di non rinchiudersi nel bagno di nuovo – ma non migliorerebbe la situazione – per cui con la tattica che conosci ormai bene, a testa bassa voli fuori dal WC, ignorando qualsiasi cosa si stiano dicendo, dato che il ragazzino ti sta indicando.

Come se fossi in trance, ti affidi solo ai muscoli del tuo corpo e percorri a ritmo di maratoneta il corridoio che ti sembra infinito. Finalmente raggiungi il salone centrale, riprendendo a respirare. 

Prima missione compiuta, ora ne rimangono altre due: comprare una maglietta e andare ad informarti per quella palestra di cui hai letto su Google e che aveva la specifica “LGBT Friendly” nella label dei servizi.


La storia proseguirà l’8 gennaio, se questo argomento ti ha incuriosito, vorresti altri approfondimenti, hai dubbi o domande, scrivimi! Alla mail jorytelling@gmail.com, al caro vecchio instagram @jorytelling, oppure in anonimo qui https://ngl.link/jorytelling2

A presto
Jonathan

1 commento su “Spazi Inadeguati, prima parte”

  1. Pingback: Spazi inadeguati, seconda parte – Jorytelling

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