Vai al contenuto

 SPAZI INADEGUATI, terza parte

Per la Rubrica Inadeguat3, questo articolo fa parte di una storia di Spazi Inadeguati che si divide in tre puntate, questa è la terza ed ultima puntata, se non hai letto le altre, le puoi recuperare qui!

Alcune regole per la lettura: nella collection di Spazi Inadeguati troverai delle tendine con due o più opzioni tra cui scegliere. Seleziona quella che preferisci, senza alcun tipo di vincolo. Aprine però UNA SOLA alla volta. Se poi vorrai, dopo la prima lettura, potrai rifare il percorso scegliendo quelle che hai scartato o altre combinazioni.


Riprende la storia di Spazi Inadeguati, verso spazi sconosciuti

https://lgbtqsd.news/the-experience-fitness-and-mobility-studio%EF%BF%BC/

Sei uscitə dell’outlet con i tuoi acquisti e adesso ti volti verso la tua sinistra, in direzione della palestra. È la tua ultima meta. Non vuoi avere pregiudizi di sorta, senza illusioni ma con animo pacifico percorri i pochi metri che vi dividono e osservi le persone con i borsoni che varcano la soglia, una grande porta a vetro, spalancata verso l’androne, che si affaccia internamente su un ambiente luminoso e pieno di piante verdi. Chi ti passa accanto si dirige verso i tornelli poco avanti, con gli abiti da lavoro ancora addosso o chi, con vestiti sportivi, è già prontə ad iniziare l’attività.

L’atrio affaccia sull’ampio open space in cui ci sono moltissimi attrezzi; tanti ne riconosci, altri non li hai mai visti prima. Molte persone sono già presenti, con le cuffiette sulle orecchie intente a fare i propri esercizi. Vedi tutto questo in una frazione di secondo e poi, come sei abituatə a fare, guardi solo nella direzione che ti interessa.

Cerchi il bancone dell’accoglienza, è a fianco dei tornelli sulla sinistra e poco dietro ci sono dei divisori che creano degli uffici in cui ci sono persone in tuta che stanno parlando con altre che, come te, sono qui a cercare informazioni. 

Unə ragazzə dai capelli biondissimi,  stretti in una coda alta sulla nuca, un trucco leggero e gli occhi sorridenti fa cenno che ti puoi avvicinare. Sul tesserino appeso al collo leggi: “Mayla”

Fai la tua scelta, scopri i tuoi Spazi Inadeguati…

Opzione A, persona trans* Assigned Female At Birth – entrambe le opzioni sono compatibili per persone non binary /genderfluid /agender

M: “Ciao, come posso aiutarti?”
J: “Salve, volevo qualche informazione sulla palestra per le persone transgender, ho visto sul vostro sito che avete l’etichetta LGBTQ+ friendly e vorrei capire un po’ di cose…”
Lə ragazzə non perde il suo aplomb, alza il divisorio che separa l’atrio dal bancone, ti invita ad entrare in uno degli uffici che hai visto poc’anzi (della dimensione di un loculo, a dire la verità). Ti chiede di accomodarti e aspettare qualche istante che chiama lə titolare così ne puoi parlare con ləi. 
Annuisci, sospiri, sistemi al tuo fianco la borsa dell’acquisto di prima. Prendi la maglietta con ambo le mani e cerchi di “allargarla” nel punto in cui ti sembra che il seno sia troppo evidente. Dopo pochi minuti arriva una persona di una quarantina d’anni, molto sorridente, e si siede di fronte a te. Qualche convenevole, molta disponibilità, ma tu arrivi dritto al punto. 

J: “Senta, non le voglio far perdere tempo,  ho letto online della vostra etichetta inclusiva, per cui, eccomi qua. Sono una persona trans* e vorrei capire come gestite gli spogliatoi; li avete separati o ne avete anche uno unisex? Le docce sono aperte o chiuse…” – la voce ti è tremata un po’, per cui ti interrompi.
Il titolare occhieggia verso le tue braccia e volto, ed esordisce: “Sì, vedo le caratteristiche maschili secondarie, da quanto tempo prendi gli ormoni?” – sei completamente a disagio ad essere scannerizzato così, ma non se ne accorge e riprende il discorso come una macchinetta.
T: “Noi abbiamo spogliatoi separati, tu puoi usare quello che preferisci. Un altro ragazzo trans ha sempre usato quelli maschili. Non c’è uno spazio unisex, però se vuoi c’è la stanzetta dedicata a chi usufruisce del personal trainer, che ha un suo spogliatoio, e se è libera puoi usare anche quella.” – saluta una persona che passa e poi si rivolge di nuovo a te – “Chiaro che ha la priorità chi ha quel servizio, per cui se è occupata non può essere usata. Negli altri spogliatoi le docce sono aperte, sì, però volendo quelle che sono in fondo alla stanza sono più isolate…” – E così dicendo si alza, invitandoti a seguirlə per un tour degli spazi che ti interessano. 

Ti porta a vedere gli spogliatoi maschili, ovviamente un ambiente aperto con due panche al centro, gli armadietti sui lati, nessun divisorio. Le docce sono una fila di cabine in muratura aperte sul fronte. Senti il sudore freddo sulle tempie, mentre si sposta verso la stanza del personal trainer, che ha un bagno con doccia, in cui ci sono anche  una panca e un armadietto.
Percepisci le sue parole di sottofondo, ma è come se fossi sott’acqua, ti arrivano distorte e lontane. Ti sembra di svegliarti da un incubo quando ti dice: 
T: “…Nell’orario di pausa pranzo non ci sono persone che fanno personal training. Se vuoi questo è uno slot che potresti usare, vuoi già lasciarmi i dati?”
Riesci a trovare quella lucidità sorridergli, cortesemente, accompagnarlo all’ufficio e declinare la sua offerta: 
J: “Guardi, ci vorrei pensare un attimo, devo capire se gli orari possono combaciare, però la ringrazio per la disponibilità.”

Convenevoli, tentativi di convincimento da parte sua, saluti.

Sipario.

Senti il tuo corpo fluttuare mentre esci dalla palestra, percorri l’androne del salone centrale e ti avvii verso il parcheggio. Arrivatə in macchina ti siedi, e senti che vorresti solo urlare per la rabbia. 

Ozione B, persona trans* Assigned Male At Birth – entrambe le opzioni sono compatibili per persone non binary /genderfluid /agender

M: “Ciao, come posso aiutarti?”
J: “Salve, volevo qualche informazione sulla palestra per le persone transgender, ho visto sul vostro sito che avete l’etichetta LGBTQ+ friendly e vorrei capire un po’ di cose…”
Lə ragazzə non perde il suo aplomb, alza il divisorio che separa l’atrio dal bancone, ti invita ad entrare in uno degli uffici che hai visto poc’anzi (della dimensione di un loculo, a dire la verità) e ti chiede di accomodarti e aspettare qualche istante che chiama lə titolare così ne puoi parlare con ləi. 

Annuisci, sospiri, appoggi a fianco della sedia la borsa dell’acquisto di prima. Sistemi la maglia lunga che si è adagiata sulle tue gambe, ti guardi intorno incuriositə, nessuno ti sta osservando. Dopo pochi istanti arriva una persona giovane, sorridente, ti saluta con una gentile stretta di mano e si siede di fronte a te. Inizia con qualche convenevole ma, con un gesto, la interrompi:  

J: “Porti pazienza ma vado dritta al punto che non voglio farle perdere tempo. Ho letto online della vostra etichetta inclusiva, e io sono una persona trans*, vorrei fare dell’attività fisica specifica per me. Come gestite gli spogliatoi? Li avete separati o se ne avete anche uno unisex? Le docce se sono aperte o chiuse? Qualcunə tra lə trainer ha formazione su allenamenti per persone transgender…?” – Fai una pausa, dopo la carrellata di domande. Oservi la reazione dellə titolare che con un movimento armonioso si alza e ti invita a seguirlə. 
T: “Facciamo così, parliamo mentre ti mostro gli spazi. Sì, abbiamo dellə trainer che hanno fatto formazione per percorsi di allenamento specifici, e abbiamo uno spogliatoio unisex. Cosa ne dici?”

Il braccio indica un ambiente di medie dimensioni, con delle cabine come quelle che trovavi da piccola quando facevi nuoto. In una parete degli armadietti, al centro delle panche ma sui due muri rimanenti ci sono dei camerini chiusi da porte. Entri, ti sembra di camminare a tre metri da terra. Una porta accanto agli armadietti porta ai bagni, e le docce sono chiuse!

Ti volti verso lə titolare e probabilmente il tuo sguardo dice tutto, perché lə vedi sorridere sinceramente. “Ci siamo avvals3 di un’associazione LGBTQ+ per farci suggerire il modo migliore per rendere l’ambiente sicuro e inclusivo. Nel caso in cui fosse tutto pieno, mettiamo a disposizione anche lo spogliatoio che usiamo noi trainer.”

Percepisci le sue parole di sottofondo, ma è come se fossi sott’acqua, ti arrivano distorte e lontane. Sembra di vivere un sogno, sei totalmente incredula; avevi sentito di altre palestre che mettono a disposizione gli spogliatoi dellə trainer, tuttavia le strutture con spogliatoi unisex sono più una leggenda, un miraggio. Riesci a trovare quella lucidità per riuscire a replicare qualche parola di complimenti, accompagnarlə all’ufficio e tiri fuori i tuoi documenti dalla borsetta:

J: “Facciamo subito l’iscrizione, però poi posso conoscere chi mi seguirebbe? Vorrei essere tranquilla di trovarmi in una situazione safe.” 

Ləi annuisce e continua a esporre un sorriso di chi sa che ha colpito nel segno, ha offerto un servizio più unico che raro. Ti fa parlare con lə trainer, scegli un armadietto, concordi un piano di allenamento, saluti e prometti di essere lì tra due giorni. 

Sipario.

Senti il tuo corpo fluttuare mentre esci dalla palestra, percorri l’androne del salone centrale e ti avvii verso il parcheggio. Arrivatə in macchina ti siedi, e senti che vorresti solo urlare di gioia. Invece piangi, ma sono lacrime di felicità.


Ciao, sei giuntə alla conclusione di questa storia di Spazi Inadeguati

Per scrivere ho attinto da eventi che ho vissuto, altri che ho sentito raccontare da altre persone.
Esistono palestre con spazi “adeguati”, ma soprattutto lontano dalle grandi città questa mentalità e questa cura non ci sono. 
Spero che la storia ti sia piaciuta, abbia lasciato qualcosa, magari un po’ di rabbia e quel senso di ingiustizia e disagio che le persone trans* spesso provano e combattono. Che ti abbia sollevato soprattutto domande, che tu voglia di saperne di più. 

Adesso ho bisogno del tuo aiuto! Scrivi un feedback su questo format di “blogame”. Ti piace? Ne vorresti ancora? Suggerimenti, critiche costruttive? Fallo qui: ngl.link/jorytelling2 oppure se preferisci puoi usare la mail jorytelling@gmail.com, o i messaggi diretti su  @jorytelling,

Ci sentiamo presto su IG per sondaggi, costruzione di articoli e novità!

Jonathan

2 commenti su “ SPAZI INADEGUATI, terza parte”

  1. Ciao Jonathan,
    Mi piacciono molto i tuoi articoli e li leggo con piacere.
    Davanti a questa rubrica ho provato un’intensa rabbia per come le persone trans vergono trattate, da parte mia non posso fare altro che combattere con voi in modo che le cose cambino ma nel frattempo ti invio un forte abbraccio virtuale.

    1. Grazie Paola per il tuo sostegno e le tue parole! Il blog ha lo scopo di raccontare proprio ciò che le persone, nella logica del buon senso, nemmeno immagino o danno per scontato, in buona fede.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *